V.F. (da uno scambio di opinioni, ottobre 2013):
“Nessuno meglio di te, attraverso la tua grande sensibilità, ha saputo leggere e interpretare “la bellezza che salverà
il mondo”. Un articolo che merita di essere riletto più volte per ben comprenderne il contenuto… che è bellezza, in quanto Verità“!
Stefano (- daddydoctorgym): mi piace caro Vincenzo, questo tuo amore per la Verità: essa ha grande valenza non solo in questo periodo storico e sociale, ma verosimilmente in anche in tanti altri, periodo storico e sociale.
Questo elemento, che dovrebbe essere antitetico di bugia, inappropriatezza, ingiustizia ed errore viene troppo spesso offeso, mascherato ed “urlato” nell’intento ingannevole di una goffa e tragica faziosità.
Tu ami la Fotografia, che vivi ed interpreti in un’accurata e sapiente ricerca nel mondo della Natura, trasmettendo così agli altri le emozioni di questa passione. Ciò mi fa ben capire quanto questa verità sia “la tua Bellezza da condividere”. Splendido!
Ma subito mi son venute in mente tre cose:
la prima è che René Magritte (Lessines, Belgio, 21 novembre 1898 – Bruxelles, 15 agosto 1967) con la sua opera, ma non solo,
“Ce ci ce n’est pas une pomme” voleva significare che quello che vediamo direttamente è la Realtà, la Verità; quello che invece rappresentiamo in un’opera artistica (e forse, chissà,
anche in una fotografia!) è la nostra interpretazione di un evento o di una cosa reale: l’Idea, asserzione estremamente acuta ed intrigante in un sensibile, ironico e particolare pittore.
La seconda cosa è che anche Goffredo Guglielmo Leibniz (Lipsia 1646 – Hannover 1716), nel suo particolare pensiero filosofico vedeva una forma di Bellezza nelle Verità di Ragione, relativo al pensiero o “res cogitans, verità che affermate non possono più esser negate e rimangono valide per tutti gli uomini dotati di ragione, necessarie e quindi Universali e nelle Verità di Fatto, di pertinenza della materia, o “res extensa”; sono accettabili perchè ovvie, non richiedenti pertanto conferme.
Leibniz comunque ritornerà nel mio articolo dedicato al problema, in quanto amava anche i canoni assoluti della Bellezza oggettiva, che io, nel mio piccolo, ma soprattutto come medico, non condivido.
La terza ed ultima cosa, che in realtà è la più antica, è che Platone (Atene, 428/7 a.C./427 a.C. – id., 348/7 a.C.) scriveva, (nel Fedro, credo): “la Bellezza è lo splendore del Vero”, cioè del Reale, della Natura, dell’Essere e dell’Esistere, della Vita in sintesi, in ogni tempo, oltre la stretta valenza estetica del termine e dei 5 sensi come strumento.
E qui finisco il mio commento al tuo prezioso contributo.
Grazie, un abbraccio.
Bugia! Qui non finisco invece, perchè stamane mi sono ricordato, brain-gym quarta cosa, che Gustave Klimt (Vienna, 14 luglio 1862 – Neubau, Vienna, 6 febbraio 1918) fece due opere intitolate “Nuda Veritas“, (verità sic et simpliciter, non elaborata, naturale e no frills) una lito del 1898 ed un quadro ad olio del ’99. Sul primo lavoro, in alto sull’immagine, Klimt inserì queste parole di Leopold Schefer (1784–1862) nell’epoca di Secessìione Viennese degli Artisti:
“La verità è fuoco e parlare di verità significa illuminare e bruciare ».
La verità cioè, fa ben vedere le cose per chi obiettivamente le accetta, ma sa essere terribilmente scomoda ed inappropriata se va contro i pareri di “gente”, tipo politici, artisti ed altri, di parte. Manca l’elemento “obiettività” così ben rimarcato dall’Amica Maria Teresa Marinelli nei commenti.
Maria Teresa Marinelli, il 2 nov 2013: Io, penso che la verità in tutti i sensi e in tutti i contesti sia un elemento poliedrico e non unico ,neppure nei suoi contenuti più significativi. L’obiettività stessa può variare a seconda del momento, dei protagonisti , delle azioni , dei motivi che hanno ispirato le azioni. E’ estremamente difficile ,quindi, non solo una definizione di “Verità”, ma, soprattutto l’appropriazione e l’interiorizzazione di questa. Se la realtà del “Vero” è complessa e difficile, l’espressione di questa, nelle più varie forme è oltremodo contraddittoria e variegata : Basti pensare alla dicotomia pirandelliana tra Essenza e Apparenza . Inoltre come affermava Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo :”La verità ha vita breve : il fatto è avvenuto da Cinque minuti e di già il suo nocciolo genuino è scomparso, camuffato, abbellito, sfigurato, annientato dalla fantasia e dagli interessi”
Risposta di Stefano: La variabilità “umana” dell’obiettività è il cardine del tuo profondo, colto e saggio commento. Una riflessione da vero brain-gym che devo condividere serenamente. Brava e grazie. E … alla prossima, sicuramente preziosa!