domenica , 9 Marzo 2025

Perdere la brocca: dal comico al serio, dalla accettazione alla tragedia.

Perdere la brocca: dal comico al serio, dalla accettazione alla tragedia.
Chissà quante volte ci è capitato, a torto o a ragione!
Ma vorrei fare con Voi un po’ di storia… leggera, e cenni di cultura, etica e morale, accanto ai necessari riferimenti anatomici e fisiopatologici.
Etimologia:
questa frase proviene dal “dare in brocca”, cioè colpire nel segno, per via degli antichi giochi popolari in cui il bersaglio di un tiro a segno era costituito proprio da una brocca con i sinonimi caraffa, bricco, boccale, vaso. Nella Roma dell’800 era sinonimo anche di testa, capoccia e sempre in quel dialetto, il verbo sbroccare si impiegava in tali inquietanti situazioni; altrove si sente il verbo sclerare, da (arterio)sclerosi e quindi perdere il coordinamento mentale e relazionale. Recente la frase: vado (sono… dei Maneskin) fuori di testa…, storica anche quella che dice: do di matto. Da associare ancora, il “sono fuori di me”, ammesso che “me”… sia OK!

Proprio out il “vado in tilt”, in quanto questo termine anglosasssone significa letteralmente “colpo” ma di diverso significato dall’omonimo  “stroke”, colpo riferito all’encefalo, al cervello, ictus in Latino, come l’ischemia o l’emorragia cerebrale (qui l’articolo) e che giustifica la presenza in alcuni Ospedali di eccellenza del Reparto dedicato, detto “Stroke Unit”, come qui da noi a Lanciano, istituito dal grande Amico Neurologo Dr. Umberto Colangelo. Tilt si riferisce a congegni o circuiti elettrici o elettronici, che cessano di funzionare, avendo subito un guasto, a noi conosciuto nel gioco del flipper… del II millennio.
Ma qui parliamo di iperattività!

Significato: comportarsi senza riflessioni e controllo, esasperati, cioè perdere la testa, l’equilibrio morale, verbale e motorio, facendo cose folli come dare in escandescenze, arrabbiandosi in modo plateale, ma anche gioire, come avviene nel caso di un grande successo, di una vincita inaspettata, una nascita di un figlio o di un innamoramento inaspettato ma profondo e tanto altro…
Ma talora si diventa succubi di reazioni inappropriate perché senza freni inibitori psichici, motori, morali e quindi relazionali. Pericolo di far danno a se stessi e ad altri, purtroppo, e dirò qualcosa di “pesante” più avanti.

Sinonimi: perdere le staffe, perdere la testa, la tramontana, cioè il Nord e quindi l’orientamento, come simile è il significato di perdere la trebisonda (Trebisonda è l’antico nome di Trabzon, una città della Turchia asiatica che dal XIII secolo costituiva il maggior porto sul Mar Nero e per i mercanti “perdere la rotta di Trebisonda” o “perdere la Trebisonda” significava perdere il denaro investito nel viaggio, quindi danno e disgrazia perdendo il controllo o la pazienza).
Ed ancora: uscire fuori dei gangheri, cioè dai cardini di sicurezza, come per le imposte della finestra, dare di matto (smattare), mi parte l’embolo (espressione relativamente recente, ma assolutamente inadeguata dal punto di vista medico, come detto prima… l’ictus), la goccia che ha fatto traboccare il vaso, cioè superare il limite di… magari di sopportazione, ma talora, si avvera un’esplosione di rabbia estremamente evidente.
Rabbia, dal Latino rabies, “follia”, e dal sanscrito, “fare violenza”, ed ancora impiego l’avverbio “purtroppo”.

SISTEMA LIMBICO: dal Lat. limbus, bordo, limite, contorno, come nella Divina Commedia, è una sede complessa di nuclei profondi di materia grigia, quindi senza mielina, paracentrali dell’encefalo dove la regione dell’amigdala (struttura a forma di

Anatomia e funzioni dell’ippocampo e amigdala, fonte

mandorla), contenut nei centri dell’ippocampo, assume un ruolo di primaria importanza, addirittura primordiale, per il suo antichissimo sviluppo e adattamento filogenetico (storia delle evoluzioni delle funzioni umane attraverso i millenni), per il suo fascino e versatilità.
Essa codifica gli stimoli sensoriali che vengono dal nostro corpo e stabilisce l’intensità e la qualità, se positiva o negativa, delle risposte emotive corrispondenti. ruolo chiave nella formazione e nella memorizzazione di ricordi associati a eventi emotivi.

A livello ormonale, aumentano i livelli di cortisolo, ormone dell’allarme, della lotta o della fuga e dello stress,
quindi: > anche la noradrenalina e il testosterone (l’ormone della guerra) con < della serotonina (ormone della pace).
I compiti di questo prezioso nucleo sono destinati essenzialmente alla conservazione della specie, nella genesi e coordinazione nell’individuo delle risposte emotive ed istintive, del tono dell’umore, del senso di autocoscienza e quindi consapevolezza; da qui, in senso generico, delle scelte e delle azioni dell’individuo, forse con probabile integrazione del senso etico, morale e sociale, delle reazioni di difesa e degli attacchi di panico, del compito riproduttivo della specie.
Ed ancora: con le competenze di altre sedi antiche, encefaliche e profonde (interne, mediali, centrali) anatomicamente, regola il rapporto tra le funzioni organiche come respiro, attività cardiaca ed ormonale, pressione arteriosa, tono muscolare, espressione verbale e mimica del volto e del corpo) con quelle della immunità. Di questa ricordo i poteri immunitari (qui l’articolo dedicato al punto 5: Il sangue), che sono due:
1) fagocitare, “mangiare” virus, batteri, funghi, parassiti, cellule neoplastiche, residui cellulari tramite inglobamento e lkisi enzimatica e
2) produrre anticorpi, sinonimo immunoglobuline, che colpiscono a distanza il “nemico” bersaglio, tramite il circuito dei vasi capillari.

Se la rabbia non viene sfogata, non “esplode” si ha la sua somatizzazione sotto forma di mal di stomaco o di mal di testa ricorrente, ipertensione, sudorazione, tachicardia o

sindromi varie tipo colite”.
Se dovesse invece succedere che il controllo personale venga perso, ricordo la nota espressione
“attenzione all’ira dei Giusti”, fra l’altro elemento presente nei 7 peccati capitali, come quella di Gesù nel Tempio, cacciando mercanti, pagani e non credenti da un luogo di culto, o di quella divina di scatenare il diluvio universale per la marcata violenza degli uomini “forti” sugli uomini “deboli” per evidente successo degli “ingiusti”.
Ma qui mi fermo, perché nella Genesi è scritto che Dio creò l’Uomo a…
Altro argomento, meglio: calmare l’attività dell’amigdala!
Se, se ne ha il tempo, favorendo la produzione di serotonina con empatia, compassione, vicinanza, carezze, parole positive, nei giovani e giovanissimi, le coccole.
Talora occorrono farmaci anche di intensa attività “calmante”, non raro il ricorso al TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) per evitare danni a se stesso, con l’autolesionismo, agli altri, con episodi di aggressioni, delitti gravissimi ed alle cose, all’ambiente. Conosciamo tutti le devastazioni di Pronto Soccorsi, studi medici, ambulatori ed altro.
E così si potrebbe dire, in modo appropriato:
“ho perso l’amigdala!”
Concludo con una considerazione complessa: la gelosia.
Secondo Treccani definisce lo stato emotivo di dubbio e di tormentosa ansia di chi, con o senza giustificato motivo, teme o constata che la persona amata gli sia insidiata da un rivale.
Io ricordo invece questa definizione ai tempi dello studio della Psichiatria (alla Sapienza di Roma nel 1973!):
paura di perdere l’amato bene.
L’ansia sopra descritta si associa all’evenienza di essere abbandonati poiché si esperimenta l’idea, reale o pensata, di non essere amabili o desiderabili.

L’etimologia ci dice che rappresenta una risposta cognitiva, emotiva e comportamentale a una minaccia relazionale, e ciò, in personalità patologiche, può essere alla base di comportamenti “folli”, “idioti”, cioè senza cervello con i suoi meccanismi di comportamento sociale o meno, ed è grazie alla presenza dell’amigdala che l’essere umano impara a evitare, per paura, le situazioni pericolose e/o spaventose, capaci in qualche modo di minare un certo equilibrio o addirittura la sopravvivenza.
E’ da qui che i Neurologi hanno correlato l’amigdala al cosiddetto istinto di sopravvivenza.
Ma c’è un “ma”. Come prima detto, nelle personalità aberranti con stampo patriarcale, narcisistico, egocentrico, un amore respinto perché non corrisposto ovvero una relazione interrotta possono scatenare sentimenti di gelosia che nulla hanno a che vedere con l’Amore, “l’amato bene”.
Si vive la sconfitta come un affronto alla propria persona, al proprio egocentrismo, umiliati dall’insuccesso che diventa inaccettabile, e quindi la soluzione quale appare, purtroppo tanto spesso? Eliminare fisicamente l’origine del conflitto: da qui la follia di uccidere violentemente, con furia, rabbia quell’essere che si credeva amato ma in modo distorto, patologico, unidirezionale. Spesso l’alcolismo o le droghe fanno da triste corollario a queste vicende acute per lo più, ma anche croniche nel tempo.
Il femminicidio ne è la testimonianza drammatica, piaga che sta diventando sociale, ma più appropriatamente, ASOCIALE, come lo stalking, il revenge porn ed altri comportamenti persecutori, favoriti dal disinvolto impiego delle eccezionali tecnologie moderne.
Prima di tante azioni importanti del quotidiano, per evitare di “perdere l’amigdala”,  facciamo 5 belle inspirazioni profonde e poi un bicchiere d’acqua… a temperatura ambiente.

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