giovedì , 21 Novembre 2024

Inquinamento e malattie

Società di oggi tra malattie e/o infermità dovute all’ambiente inquinato e al degrado.
Articolo richiestomi dal grande Amico Prof. Mario Micozzi, Direttore della rivista “Gente e Piazza” .

Inizio con il significato etimologico delle 5 parole chiave dell’articolo, che sono: malattia, infermità, ambiente, inquinamento e degrado (ambientale).
Malattia: dal greco malakia, debolezza, mollezza o dal latino male habitus, aver dolore. Da qui il significato di situazione non fisiologica, anormale per la salute.
Infermità: malattia protratta nel tempo.
Ambiente: dal latino ambire, andare intorno, circondare. E’ il luogo, lo spazio fisico, le condizioni biologiche in cui un organismo come noi, le piante e gli animali vivono, comprendendo atmosfera, acqua, terreno.
Inquinamento: immondizia creata dall’Uomo, forse dal  latino cunire, defecare.
Degrado: dal latino gradus, scalino o dignità e rango. La particella de indica un passaggio verso il basso. Da qui, discesa, calo, facilmente associabile al significato di perdita di dignità per negligenza, disamore, trascuratezza, deterioramento.

E’ ovviamente l’Uomo il protagonista di questa situazione. Le azioni più significative  al riguardo, sono: la deforestazione, le colate abusive di cemento, lo sfruttamento indiscriminato e l’inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque del mare, dei fiumi e dei laghi con la morte della flora e della fauna interessate, smaltimento inappropriato. Ma anche la povertà, l’ignoranza, l’indigenza e l’emarginazione sono elementi di degrado sociale che rientrano in un programma di welfare non attuato. E ci sarebbero tante altre situazioni mortificanti l’essere umano, come il lavoro in nero, il mondo della prostituzione e della droga a dover essere enunciate! Ma è anche degrado quando buttiamo in terra cartaccia, sigarette e rifiuti durante una passeggiata…
Aggiungo ora il termine contaminazione, quando si parla di ciò che illegalmente l’Uomo inserisce nell’ambiente con secondarie alterazioni e modificazioni misurabili e definibili della sua

i Quattro Elementi della Natura
i Quattro Elementi (fonte)

organizzazione geo-bio-chimica.

Ed ora, come relazione, ho schematizzato le varie responsabilità dell’immane problema del XX° e XXI° secolo, chiamando in causa i 4 elementi della natura, cioè
Aria, Fuoco, Acqua, Terra, ma purtroppo c’è da aggiungere, dato il contesto, anche lo Spazio extra-atmosferico, diventato negli ultimi lustri una pattumiera di oggetti tecnologici obsoleti.

Tutte le “cose” od “elementi naturali” che ci circondano, sia del micro- che del macrocosmo, trovano la loro origine dalle caratteristiche precipue dei “4” principi suddetti e dalle loro complesse e versatili interazioni. Interpreto così questa affascinante teoria formulata inizialmente dal filosofo greco

Aristotele
scultura romana su copia greca di dubbia immagine di Socrate

Anassimene di Mileto (Mileto, Turchia, VI° secolo) e ripresa quindi dagli altri filosofi Empedocle (Agrigento, V° secolo), Socrate (Atene, V° secolo) ed Aristotele (Stagira, Macedonia, IV° secolo).
Sottolineo che la maggior parte delle problematiche negative sono state create dalla presenza dell’Uomo solo dalla fine del 1700, per altro necessarie per l’utilizzo del carbone, come incipit, ma sono soprattutto gli ultimi 50 anni ad aver dato al nostro Pianeta un’ascesa esponenziale di danni severi.

Comincerò con l’Aria ed il Fuoco, strettamente connessi in questo argomentare.
Seguiranno gli elementi Acqua e Terra.

L’ARIA coincide con il concetto di inquinamento dell’atmosfera nella quale viviamo ad opera di agenti chimici, biologici e termici. Ecco quindi l’associazione con il Fuoco: entrambi modificano le caratteristiche naturali della nostra atmosfera.
Il termine più conosciuto è smog, parola anglosassone introdotta nel 1905 e quindi, con elementi scientifici più precisi nel 1952, che deriva da smoke, fumo e fog, nebbia, anche detta nebbia nera, per il mix di nebbia, fumi di carbone combusto e gas ozono (O3) in Gran Bretagna, visibile soprattutto a bassa quota.  Più preoccupante è un altro tipo di smog, detto fotochimico: la forma d’inquinamento più diffusa oggi nelle grandi città, che si verifica soprattutto d’estate e nei periodi di alta pressione (tempo buono). Il suo indicatore chimico è l’elevata concentrazione del suddetto gas ozono, anche qui a bassa quota. Un ruolo essenziale quello delle radiazioni solari, che innescano reazioni fotochimiche di trasformazione degli inquinanti primari. Nei grandi agglomerati urbani la sua principale causa è il traffico automobilistico, nelle aree non densamente urbanizzate le industrie, in particolare petrolchimiche. Esso è nocivo alla salute umana quale irritante per gli occhi (cataratta e cecità da neve), per le vie respiratorie, il sistema immunitario ed é cancerogeno, ma lo è anche per fauna (bestiame ed animali da compagnia), flora ed ecosistemi acquatici (vedi oltre). Per la sua acidità è in grado di aggredire, corrodendo, edifici e monumenti. Contribuisce alla formazione dei gas serra come l’anidride carbonica, l’anidride solforosa e gli ossidi d’azoto.
La funzione positiva di tale gas è la sua presenza nell’atmosfera che ci protegge come uno schermo naturale dai raggi UV del sole. Laddove assente nella stratosfera o ozonosfera, il buco dell’ozono permette alle radiazioni UV sulla superficie dei mari di causare la morte del plancton sia vegetale, fitoplancton, che animale, zooplancton, di alghe unicellulari, di protozoi, oltre a meduse, alghe pluricellulari (come i sargassi) e crostacei che formano il krill, tutte forme di vita galleggianti: in tale modo si riduce la capacità delle acque e dei suddetti elementi biologicidi assorbire anidride carbonica (CO2) che nell’atmosfera contribuisce all’effetto serra da riscaldamento. La micro- e macrofauna marina assorbe CO2 per fornire glucosio e ossigeno(!) in presenza di irradiazione solare, ricordando prima la formula della glicolisi aerobica

glucosio + ossigeno = acqua + anidride carbonica + Energia (ATP)
e quindi, leggendola al contrario,
acqua + anidride carbonica + Energia = glucosio + ossigeno

quella della fotosintesi clorofilliana ed animale della produzione di ossigeno e glucosio dall’acqua e della CO2, anidride carbonica appunto!
Dalla fine degli anni ‘70 l’ozono è diventato un problema sempre più inquietante, essendo prodotto da sostanze di origine antropogenica, quali principalmente il cloro (clorofluorocarburi degli spray propellenti della cosmesi e dell’industria del “freddo”) ed il bromo (bromofluorocarburi per estintori del fuoco).
Gli altri elementi inquinanti dell’Aria più rappresentati sono:
– monossido di carbonio (CO): è il sottoprodotto della combustione (Fuoco), che ha un’affinità per l’emoglobina dei globuli rossi maggiore di quella per l’ossigeno: da qui deficit di ossigeno (ipossia) da veleno (istotossica). In Italia avvengono 400 casi di avvelenamento ogni anno per anomala combustione con difetto di ossigeno in dispositivi termici mal funzionanti o per impiego di mezzi di riscaldamento inappropriati ovviamente per lo più nel periodo invernale. Ricordo ancora che il CO è una maligna molecola biologica che “incolla” alle pareti arteriose il colesterolo “cattivo”, l’LDL, favorendo le placche aterosclerotiche.
Per ciò che concerne i danni arrecati all’ambiente, si hanno tre fenomeni derivanti: il predetto buco dell’ozono, l’effetto serra e le piogge acide.
L’effetto serra è un’ulteriore conseguenza degli elementi inquinanti rilasciati nell’aria, provocata da

gas serra
effetto serra (da: lezionitecnologia.jimdo.com)

una miscela di gas presenti nell’atmosfera definiti appunto gas serra. L’inquinamento dell’uomo potrebbe alterare, insiemi ad altre valenze bio-idro-termoclimatiche indipendenti, la composizione di questi gas nell’aria e quindi modificare la successione naturale di periodi caldi e freddi della Terra.
Infine le piogge acide (pH < 5), dovute all’anidride carbonica presente nell’atmosfera, all’SO2 e all’NO2: sono delle ricadute di particelle gassose inquinanti con le  precipitazioni tossiche come pioggia, neve e nebbia che mortificano gli habitat, la disponibilità di nutrienti e la fertilità del suolo interessato. La fauna e quindi anche l’uomo possono risultare danneggiati con l’introduzione di acque ed alimenti acidificati. Grandi danni ai microorganismi che vivono nelle barriere coralline;
biossido di azoto è un gas che origina dalla ossidazione del monossido (NO), inquinante principale che si forma nei processi di combustione (Fuoco). Le emissioni da fonti antropiche derivano sia da processi di combustione (riscaldamento, traffico stradale e centrali termoelettriche), oltre che da processi per la produzione soprattutto di fertilizzanti azotati. È un gas irritante per le vie aeree con non rari casi di decesso e per gli occhi, partecipa  alla costituzione dello smog fotochimico e contribuisce, trasformandosi in acido nitrico (HNO3), al fenomeno delle “piogge acide”.

– biossido di zolfo o anidride solforosa (SO2): l’origine principale di questo gas è la combustione di fossili quali lo storico carbone e i derivati del petrolio. Ma anche grandi quantità di tale elemento, come vedremo in ultimo, vengono emesse nell’atmosfera durante le eruzioni vulcaniche con la loro trasformazione nella stratosfera in particelle di acido solforico, partecipando alla formazione delle piogge acide ed alla riduzione delle radiazioni che raggiungono la terra. Come il precedente gas, l’anidride solforosa è un forte irritante delle vie respiratorie e degli organi di senso. Con le PM10 (microparticelle) si crea un’associazione di inquinanti talora mortale. A partire dal 1980 le emissioni provocate direttamente dall’uomo da riscaldamento e da traffico sono notevolmente diminuite ad opera di sostituzioni adeguate degli elementi impiegati. Notevole è la responsabilità dell’immissione in ambiente del composto da parte delle centrali termoelettriche, però con regolamentazioni e controlli sempre più accurati.
– PM10 (particolato di diametro inferiore a 10 milionesimi di metro). Nel 2015 un  rapporto sullo stato dell’ambiente in Europa attribuisce all’inquinamento atmosferico 400.000 morti premature ogni anno, soprattutto per malattie cardiovascolari e respiratorie. Queste particelle, per lo più da inquinamento da traffico e per altre origini antropiche, rappresentano un mix di elementi chimici inquinanti di varia origine: organica, metalli, minerali  tipo amianto (o asbesto, sinonimo), bioderivati, gas ed infine le deleterie nanoparticelle di carbone. Questo particolato inspirato si alloca profondamente nell’apparato polmonare con azione ostruente, allergica, asmatica, infiltrativa vasale con disseminazione sistemica, soprattutto arteriosa ed azione anche neoplastica (leucemie e cancro del polmone). Tali danni, con vari effetti, si osservano anche negli alimenti, piante ed animali, secondariamente da noi “smaltiti” con l’alimentazione con gravi e cronici danni alla salute dell’individuo.
Ricordo ancora le polveri che si formano a causa di eventi naturali e per azione umana. Più del 50% della popolazione che vive nei grandi centri urbani convive con una concentrazione di PM10 superiore alla media.
In Italia le 10 città a più alto inquinamento sono: Frosinone, Pavia, Vicenza, Milano, quindi Torino, Asti, Cremona, Venezia, Lodi ed infine Monza (fonte: https://www.travel365.it/citta-piu-inquinate-italia.htm).
In Europa le 50 città più inquinate: 33 sono polacche, 9 bulgare, 5 ceche. Ci sono però anche 3 italiane, le uniche dell’Europa occidentale. I comuni italiani sono: Soresina (Cremona) al 24° posto, Settimo Torinese (Torino) al 38°, Brescia al 48°, (fonte: https://www.3bmeteo.com/giornale-meteo/smog–studio-oms–le-50-citt–pi–inquinate-d-europa–3-sono-italiane-135654).
Riprendo l’elenco:
– idrocarburi policiclici aromatici: di provenienza dalla combustione della legna, nafta e gasolio. Sono per lo più il benzopirene, il benzo- e il dibenzantracene ed i fluorantenici. Moltissimi di essi sono coinvolti, soprattutto per esposizioni professionali straordinarie, a depressione immunitaria con problemi oncologici riguardanti il polmone, la cute, lo stomaco ed il tratto genito-urinario, vescica in primis.

A completamento del ruolo dell’elemento FUOCO, dopo le alte temperature e le combustioni causate dall’uomo e quelle naturali, spontanee e gli incendi (!), un accenno al riverbero sulla salute dei viventi e sull’ambiente provocato dall’azione dei Vulcani.
Gli effetti più evidenti per immane forza e pericolo sono i flussi piroclastici con nuvole velocissime e roventi che radono al suolo tutto ciò che incontrano nel loro espandersi per un raggio di molte decine di chilometri. A ciò segue il fallout o ricaduta di enormi quantità di cenere, polveri e composti vari con compromissione dell’attività respiratoria della fauna ed inquinamento dei terreni (pascoli ed agricoltura) e falde acquifere circostanti. Sul clima, le colonne di cenere, gas vari (CO2, anidride solforosa, CO, composti di azoto, cloro e fluoro), derivati acidi dello zolfo, vapor acqueo, possono rappresentare un grave problema per lo smaltimento lento e per il mantello impermeabile ai raggi solari, con mortificazione della vita nelle zone interessate ed abbassamento delle temperature.
Ricordo che 66 milioni di anni fa, l’estinzione piuttosto rapida dei dinosauri venne compromessa da una sconvolgente e massiccia attività vulcanica (i punti “caldi” dell’Oceano Indiano), probabilmente anche associata ad un impatto di un enorme asteroide nell’America centrale: polvere, detriti, ceneri, vapor acqueo caldissimo avrebbero per moltissimi anni oscurato la luce del sole con la conseguente morte di molte specie animali, anche di quei giganti.

Eccoci ora a parlare  dell’Acqua e della Terra, e parlerò prima di quest’ultima poiché l’80%  dell’inquinamento idrico, acque interne e costiere, dipende proprio da quello del Suolo.

TERRA (Suolo). L’inquinamento del suolo, riferito sia alla superficie del terreno che al sottosuolo, è definito come l’alterazione e contaminazione della composizione chimica e biologica naturale del terreno attraverso l’attività dell’uomo (antropica) determinata da prodotti chimici, materiali tossici, agenti patogeni, materiali radioattivi e altri fattori che possono avere effetti negativi sulla salute degli animali, delle piante ed infine dell’uomo. E ciò avviene con infiltrazioni di liquidi provenienti da discariche inefficienti, rifiuti non biodegradabili, interramento di rifiuti tossici e radioattivi, scarico di scarti industriali, acque di risulta non trattate, percolazione (filtrazione) di acqua contaminata, rifiuti con idrocarburi del petrolio, diossine, metalli pesanti, perdite da serbatoi di immagazzinamento (stoccaggio) sotterranei, irrazionale ed eccessivo impiego di solventi organici, pesticidi, fitosanitari (erbicidi, fungicidi, insetticidi e antiparassitari per insetti, acari, malerbe, funghi, microbi) e fertilizzanti.
Tale inquinamento altera l’equilibrio chimico-fisico e biologico del suolo, lo rende instabile con predisposizione ad erosione, frane e smottamenti ed infine può drammaticamente costituire il passaggio di veleni ed elementi dannosi nella catena alimentare fino all’uomo, in primis nelle falde acquifere e quindi nelle acque potabili ed in quelle di utilizzo routinario e di irrigazione di campi coltivati.
Gli elementi inquinanti modificano la composizione del suolo e influenzano le famiglie di microrganismi di quell’habitat: da qui il dramma dell’alterazione di interi ecosistemi. A questo punto, per risanare il sito, è necessario investire conoscenze e tecnologie di bonifiche spesso costosissime, incomplete e protratte nel tempo. La prevenzione sarebbe l’arma vincente, ma…
E’ ovvio che in questo momento mi venga in mente la tragedia “cronica” della “Terra dei fuochi” (da Roberto Saviano, in Gomorra), la vasta area tra le province di Caserta, Napoli e Salerno nord dove la criminalità organizzata, fin dagli anni ‘80 gestisce e smaltisce illegalmente rifiuti speciali provenienti da tutta Italia. Il risultato di tale comportamento risulta strettamente correlato con l’incremento di molti casi oncologici e di patologie genetiche neonatali.
Ricordo ora la città di Gela, Caltanissetta. Dagli anni Sessanta a luglio 2014, data della chiusura della Raffineria di Gela,  la città ha convissuto con le attività industriali della locale raffineria che ha garantito per decenni occupazione a tutta l’area. La riconversione “green” della raffineria (dovrebbe produrre bio diesel proveniente da olio di palma) che tarda a diventare realtà, rende i cittadini gelesi eredi soltanto delle drammatiche conseguenze ambientali e sanitarie generate dalla raffineria nel corso di più di mezzo secolo:  malformazioni degli organi genitali, asma, tumore ai polmoni, alla pleura per l’asbesto (amianto), allo stomaco e al colon-retto ed altro.
Infine annovero la ILVA di Taranto e di Genova: disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose in mare e nell’atmosfera da polveri nocive, anche particolato, benzopirene e diossina, solo per elencare gli elementi più dannosi.

ACQUA: L’Oro Blu! Sulla Terra sono presenti circa un miliardo e mezzo di metri cubi di acqua, il 97% dei quali costituito da acqua salata dei mari ed il restante 3% costituito da acqua dolce sotto forma di laghi, fiumi, ghiacciai ed acque sotterranee (da: Protezione Civile).
Inizio con alcuni flash, disordinati, ma drammatici ed ingravescenti nel tempo, estremamente indicativi del problema “inquinamento”:
4/10 abitanti della Terra, pari a 2 miliardi 100 milioni hanno sete, non avendo acqua potabile a disposizione; ogni italiano consuma 200 l. di acqua al giorno (!); se lo sciacquone di casa o dei servizi esterni è moderno, abbiamo l’opzione di 3 l. e 10l.;
ed ecco lo schiaffone: più di 4 miliardi di persone non hanno servizi igienici appropriati;
ogni volta che ci laviamo i denti con il rubinetto aperto se ne vanno 12 l. di acqua, quantità sufficiente per salvare in un giorno, la vita di 6 bambini che non ne dispongono;
e sempre ogni giorno 1.000 bambini muoiono per infezioni connesse ad uso di acqua contaminata (Papa Francesco);
nel 2010 in Lombardia, Milano, i fiumi Seveso per il Parco Nord e il Lambro per il Naviglio della Martesana, sono stati tra i fiumi più inquinati del mondo! Seguono il Gange ed il Mekong, in Cina, dove viene allevato il pesce persico poi distribuito in tutti i Paesi (!) (meglio pertano quello del Lago Vittoria che comunque non amo);
nel mondo, soprattutto Medio Oriente ed Asia esistono centinaia di micro- e macro-conflitti a fuoco per la gestione delle risorse idriche di fiumi e laghi per deviazioni dei corsi e dighe; migliaia di persone in Africa e medio Oriente sono costretti a bere spesso la propria urina e quella degli animali, cammelli soprattutto per mancanza di disponibilità idrica;
il Pacific Trash Vortex, noto come “la grande chiazza di immondizia del Pacifico” (Great Pacific Garbage Patch) è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante, iniziato a formarsi dagli anni ‘80. Vi si trova plastica soprattutto e residui di reti da pescatore e tanto altro ed è situato nell’Oceano Pacifico, tra il sud delle Hawaii e la California. La sua estensione è pari a 3 volte il territorio della Francia e di preciso non si sa ancora la sua reale profondità (ci penserà Google Ocean?). Si annoverano anche altre ”isole minori” di immondizia nel Nord e Sud Atlantico, nell’Artico e nell’Oceano Indiano;
8 milioni di tonnellate di plastica all’anno finiscono negli oceani;
il 60% degli uccelli marini presenta residui di plastica nell’intestino;
gli uccelli delle coste atlantiche da anni ormai creano nidi con residui di plastica che mettono a rischio i nuovi nati per soffocamento, strangolamento ed immobilizzazione;
il mare tra la Corsica e l’isola d’Elba è il più inquinato del Mediterraneo per i micro-frammenti (particolato) di plastica, e ciò inquina anche le carni dei pesci locali.
Mari, laghi e fiumi sono ormai evidentemente considerati comode pattumiere dei nostri rifiuti macro- e microscopici, prodotti in quantità mostruose con irreversibile alterazione delle caratteristiche delle loro acque. Al riguardo Legambiente ha instituito una campagna di sensibilizzazione sullo smodato impiego dei cotton fioc e sul loro pessimo ed incivile rilascio nell’ambiente.
L’aumento della popolazione e dei suoi consumi ha ingigantito il problema dei rifiuti e degli scarichi delle fogne, che a volte vengono immessi direttamente nelle acque senza essere depurati. Sostanze che utilizziamo abitualmente in casa, come saponi e detersivi, attraverso la rete fognaria di scarico raggiungono le acque fluviali o marine riversando in esse sostanze nocive e velenose. Anche l’agricoltura fa la sua parte nell’inquinare i corsi d’acqua e il mare, dove ogni anno giungono enormi quantità di residui di concimi chimici, insetticidi, pesticidi e altri prodotti necessari allo sfruttamento del suolo agricolo e alla protezione delle colture per allevamento industriale o zootecnia intensiva. L’impiego idrico negli allevamenti intensivi è destinato al consumo diretto da parte del bestiame, per la coltivazione dei mangimi e per l’allontanamento delle deiezioni dalle stalle. Essi inquinano in primo luogo le acque utilizzate per l’irrigazione del suolo e infine il suolo stesso che viene attraversato fino a raggiungere le falde acquifere sotterranee, la fonte più comune di rifornimento dell’acqua potabile.
Ciò che si riversa nel mare favorisce l’eccessiva crescita delle alghe. La decomposizione delle alghe morte produce batteri che consumano la maggior parte dell’ossigeno disciolto nell’acqua, sottraendolo alla fauna acquatica che muore per ipossia (deficit di ossigeno). Questo processo è noto con il nome di eutrofizzazione.
Ed ancora: incidenti, pulizia di cisterne in mare aperto (inquinamento off-shore) portano nel Mediterraneo, ad esempio, 100-150 mila tonnellate di idrocarburi ogni anno. Nel Mare Nostrum è presente la quantità media di catrame pelagico (relativo al mare aperto) più alta del mondo, dieci volte quella dei mari del Giappone, 50 volte quella Golfo del Messico.
Ancora un dato tecnico, inquietante: per produrre un solo Kg di carne bovina occorrono almeno 3.000 litri di acqua, per una bustina da 3 gr. di tè verde, 30 l., per uno di riso 2.500 l. e così via.

Inquinamento INDOOR (nel senso di confinato e quindi anche domestico). L’ambiente indoor comprende le abitazioni, gli uffici pubblici e privati, le strutture comunitarie (ospedali, scuole, caserme, alberghi, negozi e centri commerciali, uffici postali, banche…),  locali destinati ad attività ricreative e/o sociali (cinema, bar, ristoranti, negozi, sale da ballo, chiese, saune, palestre e strutture sportive…), mezzi di trasporto pubblici e/o privati (auto, corriere, treno, aereo, nave…).
Le sostanze inquinanti vengono classificate in agenti chimici, biologici e fisici,  questi ultimi rappresentati dai campi elettromagnetici da stampanti laser, fotocopiatrici, macchine termiche, forni ecc., rumore, Radon ed altro) che vedremo però più avanti.
Gli inquinanti chimici: sostanze naturali o artificiali presenti come liquidi, solidi o gas nell’aria confinata, se inquinata da gas di combustione quali biossido di azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2), monossido di carbonio (CO), da ozono (O3), particolato aerodisperso (PM10, PM2.5), benzene (C6H6). Gli inquinanti indoor sono soprattutto  formaldeide (CH2O), composti  organici  volatili (VOC), idrocarburi  policiclici  aromatici (IPA) come la naftalina, circa 4.000 sostanze (!) dai fumi del tabacco e dalla combustione associata anche di carta, colla, stampa e colori; e ancora pesticidi, amianto e gas di combustione (ne abbiamo parlato nell’inquinamento dell’ARIA e del FUOCO). Questi inquinanti possono provocare infiammazioni agli occhi, malessere, cefalea, nausea, torpore, sonnolenza, prontamente risolti con il passaggio all’aria aperta.
I contaminanti biologici sono una serie di sostanze di origine microbiologica che originano proprio per la presenza dell’uomo, delle piante e degli animali, della polvere, contesto ideale per i microrganismi, delle strutture e dei servizi degli stabili con umidificatori e condizionatori d’aria, che se non ben manutenuti, per l’alta umidità promuovono l’insediamento, la moltiplicazione e la diffusione dei microrganismi stessi: batteri (sinonimo germi e bacilli), virus, pollini delle piante, funghi (miceti) e muffe da entrambi gli ambienti, gli acari formidabili allergizzanti per inalazione a causa delle caratteristiche delle loro feci, allergeni volatili dopo disidratazione (essiccamento) degli animali domestici quali saliva, cellule epidermiche esfoliate (forfora), feci e urina, soprattutto se con pelliccia (cani, gatti, roditori…), ma anche di uccelli, scarafaggi e insetti.
L’inquinamento indoor nasce per l’insana consuetudine di non arieggiare a sufficienza l’ambiente in cui viviamo ed operiamo e dove sono presenti fumi di cucina, aerosol di prodotti dell’igiene personale, detersivi, prodotti per la casa ed anche materiali di costruzione, vernici, colle e solventi, mobilia (nuova!) che possono immettere nell’ambiente particolari elementi inquinanti. (alcuni dati da isprambiente.gov.it, modificato)
Negli ultimi anni la qualità dell’aria indoor è stata finalmente riconosciuta come obiettivo imprescindibile di una strategia integrata relativa all’inquinamento atmosferico nel suo complesso. Basti pensare che nel 2000 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tramite il documento del  “The Right to Healthy Indoor Air”, ha riconosciuto una salutare aria indoor come un diritto umano fondamentale.
Dal Ministero della Salute: poche regole semplici che possono migliorare la qualità dell’aria degli ambienti in cui viviamo, le fornisce l’Istituto Superiore di Sanità nell’opuscolo “L’aria della nostra casa, come migliorarla”? Una guida chiara per difendersi dagli agenti inquinanti potenziali che possono alterare la qualità degli ambienti dei luoghi chiusi mettendo a rischio la nostra salute.
(Gruppo di Studio Nazionale (GdS) sull’inquinamento indoor. Salute.gov.it.).

Inquinamento ACUSTICO. Secondo il Ministero della Salute, in Europa rappresenta il secondo grave problema ambientale dopo l’inquinamento dell’ARIA, per il pesante, negativo riverbero sulla gente: i rumori soprattutto del traffico di terra, ferrovia ed aria producono disturbi del sonno, della concentrazione, della resa attitudinale e professionale e delle modalità di relazione, irritabilità, malattie cardiovascolari con maggiore incidenza di ipertensione, infarto del miocardio, ictus (infarto cerebrale ischemico o emorragico), aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) e di quella respiratoria (tachipnea), dispepsia (digestione difficoltosa), nausea, deficit immunitari per compromissione dei linfociti T e linfociti B, il tutto ovviamente da stress (cortisolo), indebolendo la salute del cittadino, intesa come stato di benessere fisico, mentale e sociale. A ciò si associa ovviamente, nelle intense e croniche esposizioni ai rumori, la ipoacusia.
Altre eventuali cause di disagio acustico dipendono dalle varie tipologie di attività:
domestiche (pulizia, radio, TV, stereo); commerciali (segherie, carrozzerie, giardinieri, ritrovi pubblici, ambulanti), di servizi comunali (smaltimento della raccolta differenziata, lavaggio stradale, rifacimento dell’asfalto), per eventi naturali (vento intenso, grandine, tuoni), da cortei, comizi e processioni, edifici in costruzione, cani soli in appartamento…
L’inquinamento acustico si misura mediante i fonometri, che rilevano il livello di pressione sonora alle varie frequenze sull’orecchio umano. Grande disagio per la popolazione quando un parametro che l’Oms ha inserito tra gli “European Community Health Indicators” supera i 65 decibel di giorno e i 55 decibel nel periodo notturno.
Inquinamento acustico: la normativa. La principale norma nazionale di riferimento sull’inquinamento acustico, la legge quadro n. 447/95, definisce questo fenomeno come «l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con la funzionalità degli ambienti stessi». 

Inquinamento LUMINOSO. (da lifegate.it, mod.) è l’introduzione diretta o indiretta di luce artificiale nei luoghi dove si vive ed è una delle forme più diffuse di alterazione ambientale. La luce, infatti, si propaga per centinaia di chilometri dalla sua sorgente danneggiando in questo modo i paesaggi notturni, anche nelle aree protette, come i parchi nazionali. Il danno è dovuto dalle emissioni di impianti di illuminazione esterna non a norma, ovvero impianti che non emettono solamente la luce funzionale alla visione notturna, ma ne disperdono una buona parte in altre direzioni.
Quasi la totalità del pianeta non è in grado di vedere le stelle per l’inquinamento luminoso. L’80% della popolazione mondiale e il 99% della popolazione statunitense ed europea vive sotto a un cielo inquinato da luci artificiali. Ma la notizia peggiore riguarda l’Italia, che risulta essere il Paese sviluppato con la percentuale più elevata a livello mondiale di territorio inquinato dalla luce artificiale. Otto italiani su dieci non possono vedere il cielo stellato incontaminato.
L’inquinamento luminoso ha effetti anche sulla salute, alterando i ritmi circadiani. In condizioni normali, il nostro bioritmo è programmato per alternarsi tra il giorno e la notte: è il ritmo circadiano. L’organismo a seconda che sia in condizioni di luce o di buio si comporta in maniera diversa. La ghiandola pineale del cervello produce ormoni con le caratteristiche di neuro-mediatori biochimici: serotonina di giorno e melatonina di notte. Un ritmo circadiano ben sincronizzato è fondamentale per l’equilibrio psicofisico, altrimenti si rischiano stati patologici quali: depressione, tumori, diabete, obesità, depressione del sistema immunitario. Se durante la fase notturna si viene sottoposti a una sorgente luminosa ne risente la produzione di melatonina e quindi la qualità del sonno. È noto che la luce, in particolare quella blu proiettata dai dispositivi retroilluminati a led come tablet, computer o smartphone, può interferire con la qualità del nostro sonno e le ricadute possono essere molto pesanti, soprattutto nei giovani e negli studenti. L’OMS ha rilevato che chi è esposto alla luce artificiale per molte ore al giorno, come coloro che lavorano di notte o gli operatori delle compagnie aeree, ha una più alta insorgenza di tumori, in particolare per le donne il cancro al seno, alla prostata per gli uomini. Da qui l’inserimento dell’inquinamento luminoso tra i fattori classificati “probabilmente cancerogeni”. L’effetto negativo è rilevabile anche sui flussi migratori, i rituali di accoppiamento, la caccia e molti altri processi essenziali per la vita di piante, insetti e animali.
Si associa a quanto detto uno spreco di energia e risorse economiche pari a circa 3,3 miliardi di dollari, associando per di più un’emissione di 21 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Per compensare tali emissioni dovremmo piantare 875 milioni di alberi ogni anno (!).
I Comuni italiani spendono ogni anno un miliardo e 800 milioni di € di elettricità, di cui 2/3 per l’illuminazione pubblica. Siamo il Paese europeo che più spende al riguardo. Ciascuno di noi consuma 100mila kWh ogni anno, il doppio dei tedeschi, degli inglesi e un terzo in più rispetto ai francesi.

Inquinamento ELETTROMAGNETICO. Sulla Terra è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale, le cui sorgenti principali sono la terra stessa, l´atmosfera ed il sole, il quale

inquinamento da elettrosmog (da blog.casanoi.it)

emette radiazioni infrarosse, luce visibile e radiazione ultravioletta.
Con il termine elettrosmog si intende invece l’inquinamento elettrico, magnetico ed elettromagnetico derivante in genere da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti come le onde radio.
Questo tipo di inquinamento è responsabile dell’insieme dei disturbi e dei fenomeni dannosi connessi con la presenza nell’ambiente di campi elettromagnetici generati da apparecchiature e impianti elettrici ed elettronici, utilizzati sia per il trasporto dell’energia in senso generale, sia per telecomunicazioni.
I danni, e non solo all’uomo, sono funzione dell’intensità e della frequenza delle radiazioni i cui effetti biologici si riverberano negativamente sulla circolazione del sangue, globuli rossi in particolare, si può favorire opacizzazione del cristallino (cataratta), una ridotta produzione di liquido seminale, delle anomalie neuro-muscolari, alcune turbe del ritmo cardiaco e turbe del sonno ed ancora cefalea, astenia altrimenti inspiegabile; sulle facoltà intellettive superiori si possono presentare deficit dell’attenzione, dell’apprendimento e dell’aspetto decisionale appropriato. Sulla flora si ha un’alterazione dello sviluppo, differenziazione e crescita e sulla fauna gravi disturbi ormonali con alterazioni funzionali “a cascata”: in questi ultimi casi si possono osservare non frequentemente anomalie anche nelle generazioni seguenti.

Inquinamento RADIOATTIVO. Si tratta di un tasso innaturale nell’ambiente di radioattività di origine antropica, cioè umana. La radioattività, o decadimento radioattivo, è l’insieme dei processi fisico-atomici per i quali alcuni nuclei atomici instabili (radionuclidi) o radioattivi decadono (trasmutano) in una specie atomica a contenuto energetico inferiore, ottenendo così uno stato di maggiore stabilità. Ogni tipo di decadimento emette in genere dei raggi. I raggi alfa, fermati da un foglio di carta ed i raggi beta, interrotti dallo spessore di un libro, hanno una carica elettrica, interagendo immediatamente con le cariche circostanti e venendo quindi subito assorbiti; i raggi gamma, invece, schermati solo da lastre di piombo ed i neutroni, elettricamente neutri, possono “vagare” nell’ambiente con lunghi tempi e distanze.
L’uomo da sempre è “immerso” in una “radiazione naturale di fondo” ambientale derivata dal terreno con i suoi composti chimici, dall’acqua e dall’atmosfera (radiazione solare e galattica) per il quale il radon rappresenta un serio problema per le case con taverne e seminterrati abitati normalmente. Essa varia però a seconda della caratteristica geologica del suolo e dell’area geografica. Il suo effetto biologico è da considerarsi ininfluente per le basse dosi, ma in alcune determinate zone della Terra questa

inquinamento atomico (fonte)

radiazione raggiunge livelli alti con possibili danni all’uomo, alla fauna e alla flora.
Le cause dell’inquinamento da radiazioni nucleari hanno quattro origini: industriale, da esperimenti nucleari, per cause belliche e per disastri nucleari.
Con il nulla osta delle Autorità competenti, gli impianti nucleari riversano nell’ambiente materiale radioattivo con modalità ed entità stabilite note e controllate essenzialmente con l’estrazione dell’ uranio e lo stoccaggio delle scorie radioattive (inquinamento industriale). Da esperimenti e disastri nucleari, da cause belliche, da smaltimento illegale: sono 73 aa., dal 1945, che decine di sperimentazioni sono state effettuate dagli USA, dalla Russia ed il penultimo dalla Francia nel 1995; l’ultimo dalla Corea del Nord, nel settembre 2017 ed in guerra, mai dimenticate le bombe atomiche su Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (3 giorni dopo), ma ricordo anche le attività militari con i resti di proiettili e di carri armati con uranio impoverito sui terreni di guerra.
Per l’inquinamento accidentale ricordo quello dovuto ai vari incidenti nucleari: a Three Miles Island del 28 marzo 1979 in Pennsylvania, Bophal in India del 3 dicembre 1984 e Chernobyl del 26 aprile 1986 vicino a Kiev, oppure dalla fuoriuscita delle scorie da una discarica o dal rischio di incidente durante il trasporto delle scorie radioattive. L’ultimo drammatico, conosciuto, riguarda il disastro di Fukushima dell’11 marzo 2011. Al riguardo voglio ricordare l’area FAO di pesca del Giappone n°. 61, ma anche sicuramente inquinate, quelle 67 e 71. Chi compra pesce surgelato stia attento a queste aree!
Tutte queste azioni dell’uomo hanno irreversibilmente inquinato il nostro pianeta con una quantità e tipologia di radiazioni assolutamente permanenti e mortali! I numerosi report al riguardo hanno affidabilità e casistiche sconvolgenti: centinaia di migliaia di morti con alterazioni dirette o da ricaduta  (inquinamento esterno da fall-out, secondariamente interno all’organismo) degli inquinanti radioattivi sulla vita umana e animale, sulla qualità del suolo, dell’aria e delle acque, con drammatiche e gravissime ripercussioni sui prodotti e derivati che rientreranno nella catena alimentare con l’inquinamento interno: acqua e pesci, carni e latte, grani, riso, frutta verdura e tanto altro. Il comportamento appropriato, prudenziale ma necessario, ne prevede l’isolamento con modalità particolari regolati dalle autorità competenti.
Interessante ma drammatico l’articolo sui 10 luoghi più inquinati del Mondo, (https://www.peacelink.it/ecologia/a/34834.html) dove è presente anche il Mar Mediterraneo per lo smaltimento ad opera dell’Ndrangheta di rifiuti tossici e radioattivi dal 1994 (!).
Ritorno con la frase
“il 60% della radioattività cui siamo esposti è di origine naturale», con la quale l’industria nucleare cerca di rassicurare la gente per il pericolo locale e per la salute da sostanze radioattive. Invece quella antropica, come visto spesso sommersa e non quantificabile, può essere veramente alta e con grave, gravissimo potenziale lesivo per i danni al DNA delle cellule, secondaria immunodeficienza, effetti mutageni e cancerogeni che alterano il patrimonio genetico umano, animale e delle piante: da qui le numerose forme di cancro e leucemie.
I materiali in questione, perdono progressivamente la loro radioattività. Il tempo necessario per il dimezzamento atomico è di 8 gg. per lo iodio131, ed in anni:12,3 per il tritio, 30 per il cesio137, 24.100 per il plutonio239 , 710 milioni per l’uranio235 , 4,5 miliardi per l’uranio238. Si conferma così come i derivati radioattivi siano eterni ed irreversibilmente inquinanti, proiettandosi cupamente sulle generazioni a venire.

Inquinamento dello SPAZIO. La proliferazione spaziale consiste nel crescente accumulo di oggetti tecnologici presenti in orbite non controllate. La NASA ha annunciato che da 20.000 a 70.000 detriti spaziali detti “space debris”, pari ad un peso di 7.500 tonnellate, vagano alla deriva ad un’altitudine di 800/1.000 Km., alla velocità di 3 – 7,7 Km/sec, per cui un’eventuale impatto con strutture in attività potrebbe comprometterne il funzionamento.
Non è allora assurdo pensare che, come temono Asterix e Obelix,
“il cielo possa caderci sulla testa”, (Kelvin Bolivar da: Monografias.com.).
Questi materiali, che assumono il ruolo di inquinanti spaziali, diventano corresponsabili dell’inquinamento ambientale quando i loro componenti, anche tossici, cadono sulla Terra, con rari ed assurdi episodi di morte da trauma.
Mi fa piacere ricordare che è opera di uno scienziato italiano un programma di “cattura” della spazzatura: è l’ingegnere Guglielmo Aglietti che a capo del Surrey Space Center dell’omonima Università ha creato un satellite dalle dimensioni di una lavatrice domestica, il RemoveDEBRIS che presto, già da quest’anno 2018, sarà operativo nei nostri altissimi cieli con quattro fasi di studio del cielo, tecnologia, automazione, sicurezza ed infine “cattura” degli oggetti con un braccio meccanico di 1 metro e mezzo ed una rete. Buona fortuna e buona “pesca”, Professore!

Devo dire che questa relazione, fra documenti e ricordi drammatici, mi ha fatto rivivere episodi storici e contemporanei di grande sofferenza e dolore, confermando la convinzione che siamo circondati da troppa gente potente e senza scrupoli, dirigenti dominanti e delinquenti talora con l’abilitazione tacita, di agire contro il nostro habitat, creando disastri attuali e futuri: il tutto per un guadagno economico sporco di sudore, lacrime, sangue e morte.

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