martedì , 3 Dicembre 2024

Dimensione spirituale del personale sanitario medico-infermieristico. Ruolo del Chirurgo.

albachiara - Hospice in Lanciano
Albachiara, Hospice di  Lanciano

Per un corso ECM ASL Chieti-Lanciano-Vasto, novembre 2012, il Collega Pier Paolo Carinci, Dirigente Responsabile dell’Hospice Albachiara di Lanciano, delle Cure Palliative e della N.A., mi ha chiesto di parlare sull’argomento suddetto, forse per il fatto che sono socio dell’AMCI, Associazione Medici Cattolici Italiani. Ho quindi pensato di elaborarlo per il mio blog e di pubblicarlo. Mi piace iniziare la mia semplice esposizione con alcuni aforismi che ritengo appropriati, originali e stimolanti: “…tutto diviene miseramente nulla se la nostra professione e l’azione che da essa deriva non sono animate dalla Carità…”. (San Paolo di Tarso – 5 ca.- Roma 64  d.C. ca., nella prima lettera ai Corinzi). Professione: ben si adatta a quella nostra, sanitaria, così come importante è associare al lavoro un’atmosfera in cui sia presente la  carità, intesa come amore, dedizione. mare“… noi siamo come nani sulle spalle di giganti…” (Bernardo di Chartres, filosofo francese del XII° secolo, citato da Giovanni di Salisbury nel Metalogicon, cioè “in difesa della logica”, opera del 1159. Nani perchè poveri di cultura, ma affamati di conoscere, esplorare, curiosare e riflettere. La buona volontà e il desiderio di arricchirsi culturalmente è dimostrata dalla non agevole “scalata” sullle spalle dei giganti che rappresentano la storia, la cultura e l’esperienza che devono essere conosciute per allargare i propri orizzonti speculativi nei campi di personale interesse e nel lavoro sociale (professione). “…Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza…”

ulisse
Ulisse

(Dante, La Divina Commedia, Ulisse, XXVI° canto dell’Inferno). I bruti sono esseri rozzi e bestiali perchè hanno un infimo grado di intelligenza che li rende asociali; la virtude, dal latino vir, nel senso di tutto ciò che adorna e nobilita l’uomo sia nella morale che nello spirito; la conoscenza che nel nostro campo acquista valore di scienza, coscienza e professionalità, da erogare però con l’amore, anch’esso una virtù dello spirito. “… Ogni nostra cognizione prencipia da sentimenti…” (Leonardo da Vinci, Codice Trivulziano, 20, del 1480 ca.). I sentimenti sono gli impulsi ed i moti dell’animo che dalla curiosità o dall’interesse, portano alla ricerca attiva del sapere. E’ la coscienza, la consapevolezza intelligente, altruista ed amorevole dell’arricchirsi di conoscenze, ma anche di competenze, se queste applicate come nel nostro lavoro sanitario. “…La bellezza salverà il mondo…” Frase fatta pronunciare da F. M. Dostoevskij (Mosca 1821 – San Pietroburgo 1881) al protagonista de L’Idiota, il principe Miškin. Alla domanda del giovane Ippolit, malato di Tbc, che in quel momento presenta una severa emottisi, sul significato della “bellezza”, il principe risponde, cercando di assistere il giovane caduto a terra, che la bellezza è l’amore di chi si china sul dolore dell’uomo. Spiritualità della carità e messaggio incentivante di generosità nell’assistenza al bisognoso.

Florence Nightingale
Florence Nightingale

…l’assistenza è un’arte; e se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale ed una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano il tempio dello spirito di Dio. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti Belle...” (Florence Nightingale  – Firenze 1820 – Londra 1910, fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna). Spiritualità professionale, con criteri nuovi, moderni ed empatici.
“…Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo in alcuni periodi; e soltanto pochissimi uomini son passati alla storia per la scienza, ma tutti potranno rimanere imperituri, simbolo dell’eternità della vita, se si dedicheranno al bene…”. (Giuseppe Moscati (Benevento 1880 – Napoli 1927), ad un suo collega. Il commento è sovrapponibile al precedente. Lì un’infermiera, eccelsa, innovatrice con criteri etici, qui un medico splendido, divenuto addirittura Santo nel 1987. “…La competenza professionale è una prima fondamentale necessità, ma da sola non basta. Si tratta infatti di esseremani infermiere umani, e gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità, hanno bisogno dell’attenzione del cuore”. ( Papa Benedetto XVI nell’Enciclica: Deus Caritas est, 31, 25 dicembre 2005). Terzo esempio, insieme ai due precedenti di spiritualità e professione. E vengo adesso all’esposizione. Spiritualità: ciò che concerne lo spirito, l’anima. E’ cosa immateriale con identità separata dal corpo, ma ad esso non si presenta come antagonista: è una disponibilità dell’animo da cui deriva un modo di essere e di agire in funzione del bene personale ed altrui. Il corpo diventa il mezzo materiale per attuare il programma di percorsi ed obiettivi. Il termine “spirito” di solito è usato dal punto di vista semantico in un vasta e generica accezione per indicare il principio di vita morale, etico ed intellettuale di cui l’uomo è attore in varie espressioni e misure con ciò acquisendo una componente elevata accanto al quotidiano del mondo materiale.

ippocrate ddg
Ippocrate ddg

stregoneNella medicina pre-scientifica l’atto medico con finalità terapeutiche si è affermato in tante Scuole come forma empirica, magica, occulta, esoterica con talora, a seconda delle epoche e delle culture, sfondi lugubri, violenti e fantastici. Spesso però compariva una spiccata connotazione morale, laddove menti e personalità nobili, proiettate nel futuro e nel perseguire la filosofia del bello, del sociale, del democratico e del giusto erano presenti. Tra queste la più famosa fin dal VI° secolo a. C. è la Scuola Ippocratica di Coo (isola greca del Dodecanneso nell’Egeo sud-orientale, a nord di Rodi) il cui insegnamento etico, il più alto ed insuperato, è contenuto nel Giuramento di Ippocrate: “Giuro per Apollo medico (protettore dell’arte medica) e per Asclepio, (Esculapio in Roma, figlio di Apollo, dio della medicina) e per Igea (dea della salute, Salus in Roma) e per Panacea (figlia di Asclepio, sorellastra di Igea, personificazione della salute, di colei che lenisce o risana tutti i mali) e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto.
Terrò chi mi ha insegnato quest’ arte in conto di genitore e dividerò con Lui i miei beni, e se avrà bisogno lo metterò a parte dei miei averi in cambio del debito contratto con Lui, e considerò i suoi figli come fratelli, e insegnerò loro quest’arte se vorranno apprenderla, senza richiedere compensi né patti scritti.
Metterò a parte dei precetti e degli insegnamenti orali e di tutto ciò che ho appreso i miei figli del mio maestro e i discepoli che avranno sottoscritto il patto e prestato il giuramento medico e nessun altro.
Scegliero’ il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa.
Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto (eutanasia: suicidio assistito e omicidio del consensiente) alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto (IVG).
Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte.
Non opererò neppure chi soffre di mal della pietra, ma cederò il posto a chi è esperto di questa pratica.
In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi.
Tutto ciò ch’io vedrò e ascolterò nell’esercizio della mia professione, o anche al di fuori della professione nei miei contatti con gli uomini, e che non dev’essere riferito ad altri, lo tacerò considerando la cosa segreta (segreto professionale).
Se adempirò a questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell’ arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò, possa toccarmi tutto il contrario”.

Il giuramento di Ippocrate moderno, è stato deliberato dal Comitato Centrale della Federazione Nazionale Ordini dei Medici e Chirurghi e Odontoiatri il 23 marzo 2007. La versione precedente risaliva al 1998. Qui il link per rileggerlo. Altri scritti di argomento deontologico della stessa scuola greca trattano di precetti necessari al medico nei suoi rapporti col paziente e riguardano la sua educazione, la sua preparazione e le azioni appropriate che egli deve osservare.
Essi contengono anche alcuni detti preziosi; quali, per esempio:
“…il medico è anche filosofo,
perché tutte le qualità del buon filosofo devono trovarsi anche nel medico: disinteresse, zelo, pudore, aspetto dignitoso, serietà, giudizio tranquillo, serenità, stefano 2006 repartodecisione, purezza di vita, cognizione di ciò che è utile e necessario, riprovazione delle cose malvagie, animo libero da sospetti, devozione alla divinità”.
In sintesi i quattro punti cardinali della nostra professione, cioè diligenza, perizia, prudenza ed osservanza delle leggi e discipline con l’aggiunta moderna dell’adesione ai comportamenti dettati dalla medicina basata sull’evidenza (EBM), cioè sulle prove di efficacia. Se vuoi un articolo personale del 2010 può essere utile da leggere. Ed ancora
“...le tante qualità necessarie al bravo medico, come al filosofo, non si possono ritenere semplici doni naturali…“.
Per la differenza che esiste tra i vari temperamenti, non è facile aderire ad esse senza un attento e costante esercizio spirituale e senza una educazione che inizi dai banchi di scuola. Il costituire tali virtù come proprio modo d’essere e di mettersi in relazione con gli altri (condivisione ed empatia), rappresenta la conquista dell’uomo virtuoso. Esse permettono la costruzione della dignità della persona. Ogni qualità si rivela necessaria all’istituzione di un valido ed efficace rapporto con il malato. Proprio per il significato che attribuiamo al termine spiritualità, si può arguire che il medico che si lasciava guidare dalle virtù elencate nel codice ippocratico, sapeva compiere atti medici di elevato contenuto spirituale mentre stabiliva un forte legame con il malato.

La professione sanitaria è avvantaggiata perché si offre istituzionalmente come un servizio, come opera per l’altro, come strumento di elevazione personale ad una dimensione etica, antropologica e spirituale, privilegiando la dimensione interiore nella propria opera, coniugando l’azione dell’intelletto, la sapienza degli studi e l’utilità dell’aggiornamento professionale con l’amore verso l’altro, l’empatia, la solidarietà nella sofferenza, l’esercizio della carità.

Il medico che guarda solamente al sintomo, al segno clinico, al danno d’organo, pur essendo la sua osservazione condita da abilità e perizia, senza guardare all’uomo è un insulto all’intimo significato della professione.
La fredda e distaccata interpretazione dei segni e dei sintomi, dimenticando l’uomo nella sua complessità olistica è più da aruspice, magaro inaffidabile, che da medico (dal Dott. Leonardo Di Gennaro, Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico Agostino Gemelli, Roma).

Nell’Uomo, a differenza di tutti gli altri esseri del mondo animale, i riflessi condizionati sono subordinati ai centri superiori dell’intelletto e della volontà e quindi della capacità decisionale e dell’autocontrollo.
Queste prerogative sono espressione della libertà dell’individuo e del suo senso di responsabilità verso se stesso e verso gli altri, facendo pertanto ricadere l’esito dei comportamenti nella sfera morale.

Per quanto concerne la qualità dell’atto medico ritengo che fin dalle sue origini la medicina abbia avuto come scopi quelli di favorire comportamenti (stili) di vita appropriati nel senso della prevenzione (scuole greche, romane e scuola salernitana con la grande Trotula), alleviare il dolore, combattere le malattie e preservare la salute. Tali fini rendono l’atto medico profondamente umano.
La ricerca dei suoi contenuti spirituali potrebbe apparire superflua o addirittura in contrasto con i suoi presupposti scientifici. Il termine spirito, infatti, è usato, in un vasto e generico ambito semantico, per indicare il principio di vita religiosa, morale, intellettuale di cui l’uomo è in vari modi e in varie misure partecipe e per il quale si eleva al di sopra del mondo materiale. E questo anche nella convinzione filosofica dell’ateismo.

L’evoluzione dell’atto medico nel contesto della scienza moderna, episodicamente sembra avere infranto la genuinità del legame che s’instaura tra il medico e il paziente, fornendo esempi sempre meno isolati di disumanizzazione della medicina, cioè di medicina senza etica. Dobbiamo invece intendere come disumano ogni atto che non rispetta i diritti propri dell’essere umano.
Ogniqualvolta l’uomo viene considerato un mezzo, una cosa, un oggetto da usare (per la ricerca scientifica o per il proprio profitto) e non un soggetto da rispettare ed aiutare a crescere si viola la dignità della persona. La concezione di tale dignità purtroppo non è più univoca. Nella forma più antica che risale al diritto romano, “persona” indica soprattutto l’individuo in un contesto legale al quale vengono riconosciuti alcuni diritti dal momento della nascita come quelli che sono contemplati anche nel nostro codice.

Le profonde trasformazioni sociali che sono conseguite allo sviluppo formidabile della Scienza e della Tecnica hanno radicalmente trasformato i criteri individuali e collettivi che guidano la gestione della salute. Il medico mira alla diagnosi ed al risultato terapeutico con tutti i mezzi disponibili e nel più breve tempo possibile e con un compenso economico proporzionale o di sua libera scelta; il Paziente pretende la guarigione da ogni tipo di malattia e l’abolizione del dolore, respinge l’idea della morte o si ritiene in diritto di stabilire il momento del nascere e del morire. Stando così le cose, esiste una spiritualità nell’atto medico della scienza moderna?

Ognuno di noi nell’ambito professionale del quotidiano, nel proprio “piccolo”, e con umiltà, deve darsi una risposta: ed auguriamoci che sia affermativa ogni giorno.logo ddg 1/2 faccettaEd ora più specificamente, il ruolo del Chirurgo. Nell’ambito delle procedure terapeutiche, con il significato di terapia come atto finalizzato alla cura, il Chirurgo é colui che opera con le proprie mani. E nell’ambito delle specialità chirurgiche annovero l’Ortopedia, la Chirurgia Generale, l’Urologia, l’Ostetricia-Ginecologia, l’ORL, l’Oculistica e la Dermatologia.

Il fatto di approcciare il Paziente con l’intento di eseguire un atto che “demolisce” e “ricostruisce”, quindi proprio un lavoro “con le mani” , che lascia segni visivamente evidenti e permanenti come le cicatrici, rappresenta un’esperienza di grande valore emotivo, nettamente superiore a quelle problematiche secondarie a terapie squisitamente “mediche”, quasi con la valenza di “non manualità”, “no touch”.
Poi il primo referente è il chirurgo scelto o di turno, nelle urgenze, che sebbene sempre individuato nell’ambito di un’Equipe pluridisciplinare, è “lui e solo lui che mi mette le mani addosso”. Ed è solo il chirurgo che si sporca le mani con i guanti, il camice o la tuta da sala operatoria.

Le FASI dell’ESPERIENZA CHIRURGICA.
Rapporti chirurgo-paziente.
Diagnosi preoperatoria e assistenza.
Finalità della terapia chirurgica.
Consenso informato.
L’intervento.
Responsabilità del chirurgo.
Cure Postoperatorie.
Continuità dell’assistenza al paziente chirurgico.
Riservatezza della documentazione medica.

La professione medica è profondamente mutata nel tempo. Tale cambiamento è legato non solo ai suoi contenuti tecnico-scientifici quanto, in misura in qualche maniera autonoma, ad una sostanziale evoluzione del modello di rapporto medico-paziente. Oggi i pazienti informati stanno ribaltando il rapporto con il medico. Tradizionalmente,
“il medico era considerato come padre autorevole le cui indicazioni dovevano essere seguite alla lettera”,
oggi i pazienti hanno esigenze molto più sofisticate e richiedono informazioni approfondite sia rispetto alle cure prescritte, sia riguardo al sistema sanitario in generale, alle strutture ospedaliere che li ospitano e, ovviamente, ai medici che li curano. Questi importanti cambiamenti nel rapporto medico-paziente sono direttamente riconducibili al progresso tecnologico: con la diffusione di internet, anche l’informazione medica è divenuta gradualmente sempre più accessibile agli utenti. Questa maggiore consapevolezza da parte dei pazienti sulla propria salute ha modificato il rapporto di completa subordinazione alle scelte del medico. Questo cambiamento radicale, impone ai medici un maggior obbligo di trasparenza rispetto al modo in cui forniscono assistenza ai loro pazienti, riguardo alle cure ed i relativi risultati, alla propria professionalità e specializzazione.

Questi obblighi non riguardano solo il Medico e il Personale Infermieristico ed OSS, ma anche le strutture ospedaliere ed amministrative alle quali il paziente si rivolge.
Ogni Paziente è diverso, l’obbiettivo è dunque cercare di comprendere, nel limitato tempo che spesso si ha a disposizione, di cosa il paziente abbia bisogno, a livello terapeutico come umano. Nell’ambito delle diverse discipline medico-chirurgiche proprio quella chirurgica è fortemente permeata da tali aspetti problematici in quanto nel rapporto tra paziente e chirurgo sono in gioco valori forti come la dignità della persona, la qualità di vita, il peso, inteso come complessità, delle cure, l’autodeterminazione agli approcci interventistici fino al loro rifiuto, l’informazione circa le patologie e gli atti operatori proposti, il consenso ad accettare l’iter diagnostico-terapeutico. (Statuto ACOI).
La VELOCITÀ, mai far percepire la “fretta” foriera spesso di pessimi risultati perché senza la dovuta riflessione (!), il NUMERO, la RESA ECONOMICA sono obiettivi strategici dell’Economista che si è appropriato dell’arte medica spesso a scapito della qualità della prestazione e della soddisfazione riportata dal Paziente e dal nucleo

trabocco San Vito Chietino, inverno 2013
Trabocco di San Vito Chietino, inverno 2013.

familiare. Da annoverare nelle esperienze negative numerosi casi di presunta responsabilità per errori di comportamento tecnico pre-, intra- e post-operatorio: da qui, specie in ambito chirurgico, l’attivazione  di una medicina difensiva, ad alto costo, spesso afinalistica e poco professionale, foriera di perdita di tempo ed anche di dignità, che ormai risulta diffusamente applicata.

Diceva la Sig.ra Concettina di San Vito Chietino, di 92 anni, ricoverata in Chirurgia il 23 dicembre 1980, con la sua semplicità:
“Dotto’: é meglio a sta’ bbene!”

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