glicemia 180 mg/dl: è il valore soglia della capacità di riassorbimento tubulare renale del glucosio ed ed è anche il valore per il quale inizia a formarsi la glicazione dell’Hb.
Da qui la necessità di un accurato controllo glicemico.
Il glucosio presente in circolo si lega all’aminoacido a catena ramificata valina N-terminale della catena beta dell’HbA dei globuli rossi e dopo una reazione chimica automatica, si forma una molecola di HbA1c stabile ed irreversibile, la cui determinazione è funzione del glucosio ematico e risulta presente e quindi anche dosabile per tutto il tempo di vita dell’eritrocita: calcolando questa di circa 120 gg., l’HbA1c corrisponde al valore glicemico relativo ai 2-3 mesi pregressi.
Maggiore il suo valore, maggiore il rischio di problematiche vascolari del macro- e soprattutto del microcircolo per il fenomeno della glicazione, non solo dell’Hb, ma anche delle fibre reticolari, elastiche e collagene del connettivo, che le rende deboli, anomale, non compatte con scarsa reattività riparatrice, presentandosi la nota situazione di
ritardo della riparazione tissutale,
ritardo di guarigione del «campo di battaglia» della infiammazione e
ritardo della cicatrizzazione post-traumatica e delle ferite chirurgiche.
Altra peculiarità nefasta: l’HbA1cO2 cioè l’ossiemoglobina glicata è anche meno compliante per la cessione dell’O2 e quindi dello “spazio” di recupero della CO2 in periferia, con danni nutrizionali ed energetici.
La glicazione o «dolcificazione» delle cellule dell’endotelio (intima vasale) dei capillari, si manifesta con attivazione piastrinica, ipossia stagnante e ischemica valutate anche con l’ossimetro sulle lesioni distali, trombosi, infezione, necrosi e gangrena.
E’ per questo che arbitrariamente chiamo questa proteina complessa
“killer del microcircolo del Paziente diabetico”.
L’HbA1c risulta appropriato determinarla ogni 6 mesi: è il “gold standard” nel controllo glico-metabolico del Paziente con diabete tipo 2. E’ efficace per instaurare la relativa idonea terapia, individuando un valore determinato, “personale”, esito dell’aggiustamento terapeutico, essendo il dato l’espressione della glicemia media di un periodo così lungo.
Il Comitato di Esperti ADA/EASD/IDF ha stabilito il valore di HbA1c 6,5 % come “soglia” per la diagnosi di malattia diabetica: con valori inferiori a questo, la retinopatia diabetica, marker diabetico, non dovrebbe essere presente.
Affinchè il dato dell’HbA1c sia universalmente utilizzabile, quindi affidabile, occorre che le misure siano standardizzate. (fonte: Mosca A et al. Raccomandazioni per l’implementazione della standardizzazione internazionale della misura dell’emoglobina glicata in Italia. Biochim Clin 2009;33:258-61).
Per le interpretazioni dei referti, affidarsi ai range del Laboratorio di Patologia Clinica di riferimento.
Difficoltà di valutazione del referto si possono avere nei seguenti casi:
alcoolismo, anemia cronica ed anemia emolitica,
diabete mellito tipo 1 in rapida evoluzione,
emoglobinopatie, emorragia recente, gravidanza, iperbilirubinemia severa,
severa (*), leucocitosi severa, malaria, trasfusione recente,
splenectomia, uremia (fonte: “Documento preparato da Andrea Mosca (Università degli Studi di Milano), in collaborazione con Romolo Dorizzi (Servizio Sanitario Regionale Emilia-Romagna, Cesena) e con Annunziata Lapolla (Università degli Studi di Padova), Milano, 13 gennaio 2010),
ed ancora nei pazienti geriatrici e nell’insufficienza renale (fonte: Lippi G. et Coll. HbA1c: old dogmas, a new perspective? Clin.Chem.Lab.Med. 2010;48:609-14).
In gravidanza la determinazione dell’esame, ma soprattutto la sua valenza clinica, devono essere interpretati dagli specialisti referenti per la complessità della problematica:
daddy si arrende e si ritira in buon ordine.
N.B.: “short form” del documento, adattata per il blog da daddy.
Grazie all’Amica Dr.ssa Maria Golato per le fonti bibliografiche).
Utile al riguardo una pausa sul blog del mio Amico Pasquale: argomento “trigliceridi”.
9 commenti
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